“Vieni a prendere questi cuccioli o moriranno presto”. Queste le parole contenute in una telefonata disperata e angosciata. A riceverla è Tonya, che aveva pensato di fiondarsi verso il luogo indicato dall’uomo al telefono, il giardiniere di un allevamento. I lupetti erano in una gabbia, al freddo della Lucerne Valley in California.
La storia che ha luogo 12 anni fa, ha assunto dei contorni ancora più drammatici. I cuccioli erano là fuori perché erano stati volutamente lasciati fuori a morire. Con soli 13 giorni di vita, i tre cuccioli, due dei quali erano fratelli, sono nati da due madri lupo di proprietà dell’allevatore per cui lavorava il giardiniere che ha chiesto soccorso. L’uomo al telefono ha anche detto a Tonya che le madri lupe piangevano invano per i loro cuccioli.
Quando Tonya ha ricevuto la chiamata, i cuccioli erano rimasti senza nutrimenti di alcun tipo per 24 ore. “Non so come dar loro da mangiare”, diceva il giardiniere al telefono.
Tonya è fondatrice del Wolf Mountain Sanctuary, un lavoro che va avanti dal 1985. In qualche modo ha raccolto l’eredità del nonno che salvava lupi e puma nel New Mexico. Di origini in parte apache e in parte siciliane, è stata a contatto con i lupi per tutta la sua vita, rendendo la missione della sua vita educare le persone sulla loro situazione e aiutarle a salvarli dall’estinzione.
In contatto con l’allevatore si è tentato di recuperarli in ogni modo: “Sì, ho tre lupetti che non posso vendere. Se li vuoi, devi prenderli adesso”, ha detto l’allevatore a Tonya. L’uomo li avrebbe trasportati fino al rifugio.
I cuccioli arrivati al rifugio avevano bisogno di nomi: la prima femmina si chiamava Wacipi (Ombra che balla); suo fratello si chiamava Yawto (Canta per me). Una terza femmina non imparentata si chiamava Wanagi (Spirito Guida). Erano tutti lupi grigi della tundra.
Tutti e tre i cuccioli non stavano bene. Piangevano, erano sporchi, disidratati, stressati e non sapevano bere da una bottiglia. “Ho sempre latte per cuccioli e latte per gattini a portata di mano per ogni evenienza”, ha detto Tonya. I tre lupetti erano infestati da parassiti ed erano anche sottopeso. Era il caso di farli curare subito.
Anche se il veterinario non ha permesso che Tonya stesse con i cuccioli per la notte, lei si è portata una branda per stare con loro. Ogni 2 ore nella notte si svegliava per nutrirli e pulirli.
La prima settimana di recupero è stata dura, ma ce l’hanno fatta tutti con l’assistenza continua di Tonya e dei volontari dedicati. “Sono stati presi dal panico per il cibo e hanno ancora aggressività alimentare l’uno con l’altro. Wacipi, l’omega, ha sempre mangiato per ultimo” dichiara Tonya.
Ora i tre lupetti orfani hanno quasi 12 anni. Prosperano nel rifugio, stanno molto bene e hanno un buon rapporto con i volontari. “Litigano e diventano gelosi l’uno dell’altro, non si feriscono mai a vicenda. Hanno personalità divertenti, amano tutti i volontari e competono per l’attenzione” racconta Tonya.
I lupi sono in realtà molto timidi con le persone e cercano di starne alla larga, secondo Tonya. Tra loro sono animali molto socievoli, intelligenti, affettuosi, amorevoli. Totalmente diversi dai cani e lontani da quel “lupo cattivo” della tradizione popolare, i lupi o i cani lupo non sono comunque pensati per essere animali domestici.
Avvengono spesso salvataggi di lupi o cani lupo che sono stati “scaricati” da persone che non avevano idea di cosa stessero facendo quando li hanno acquistati dagli allevatori. “Le persone li comprano quando hanno 6 e 7 mesi, e poi decidono che non possono prendersi cura di loro”, racconta con disappunto Tonya.
I lupi sono continuamente attaccati dai cacciatori. La loro stessa esistenza è minacciata mentre sono privati delle protezioni federali. “I lupi sono molto speciali come il resto di tutta la fauna selvatica e fanno parte del cerchio della vita. C’è un motivo per cui sono qui”, ha detto Tonya.