La libertà di scelta è uno dei principi fondamentali su cui si basa l’intera esistenza umana, e nessuno dovrebbe essere etichettato o giudicato per questo. Ovviamente stiamo parlando di scelte che riguardano la nostra scelta privata, non di azioni che ledono la libertà o la sicurezza altrui. In questi anni sempre più persone combattono per difendere i diritti dei gruppi LGBTQIA+. Sembra davvero assurdo dover combattere per un diritto che è proprio a tutti gli esseri umani, ossia la scelta. Tutte queste persone vengono discriminate ogni giorno, per via del loro essere, e delle loro scelte. La nostra sessualità, non incide in alcun modo sulle nostre capacità lavorative e nessun essere umano dovrebbe perdere il lavoro, a meno che non sussista una giusta causa. Purtroppo lo sa bene una insegnante di Roma, licenziata perché transessuale, ma ora la dovranno risarcire per l’ingiustizia subita.
Giovanna Cristina Vivinetto, professoressa e donna transessuale, è stata protagonista di una vicenda davvero spiacevole. Nel il 23 settembre 2019 viene assunta in un istituto scolastico di Roma, e il 14 ottobre dello stesso anno, viene licenziata. Al momento dell’assunzione, la preside conosceva bene la storia di Giovanna. Infatti la donna ha ricevuto un premio letterario per uno scritto riguardante la sua situazione, e le sfide che ha dovuto affrontare negli anni.
In meno di un mese, la professoressa è stata in aula una decina di giorni, anche a causa di una malattia che l’ha costretta a casa per 3 giorni. Al rientro dalla malattia, viene convocata dalla preside, la quale le comunica una decisione davvero spiacevole. Viene licenziata perché a detta della preside, la donna manca di professionalità.
Le capacità di Giovanna non possono essere messe in discussione, visto il suo curriculum e gli attestati e le lauree. La giovane scopre che la vera motivazione è un’altra, ossia che qualcuno, non si sa se genitori, studenti o colleghi, si è lamentato di tale situazione. Ma Giovanna non si demoralizza, cerca subito un altro lavoro, che trova in poco tempo. Nel frattempo decide di lottare contro questa ingiustizia, e fa causa alla scuola.
Ora la dovranno risarcire, per un totale di 11.000 euro, visto che è stata licenziata perché transessuale, la giusta causa non sussiste. Giovanna lavora in due scuole pubbliche, dove si trova benissimo, ed ora è entrata di ruolo come docente specializzata sul sostegno. Giovanna spiega che ama aiutare le persone con difficoltà, e vuole provare il corso per diventare preside. La forza di questa donna deriva in parte dalla sua famiglia, infatti come lei stessa dice:
Fortunatamente la mia famiglia è sempre stata molto aperta. Ho un fratello gemello e siamo stati liberi di esprimerci. I miei genitori mi hanno sempre sostenuta permettendomi di realizzarmi. La prima vera discriminazione l’ho subita in una scuola, ma quando ero già una professoressa.
Giovanna continua a lottare contro la discriminazione di genere, e continua ad inseguire i suoi sogni. La nostra sessualità non incide sul nostre rendimento lavorativo, ne sulle nostre competenze. Tutti noi dovremmo prendere esempio, e continuare a lottare per i diritti di tutte le persone che vengono discriminate.
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