Erano gli anni ’50 quando Dan Gill, di appena 9 anni, è stato protagonista di un evento che avrebbe segnato in maniera indelebile il corso della sua intera vita. Un’esistenza, sia umana che professionale, segnata dall’utilizzo di un semplice oggetto, una sedia, che è stata per oltre 50 anni di insegnamento, l’emblema di un messaggio profondo e carico di significato.
A quel tempo, Gill viveva in un condominio a New York. Un giorno, lui e il suo caro amico Archie, un bimbo di colore, andarono ad una festa di compleanno. Felici con i loro pacchetti regali in mano, di certo i due bambini non si aspettavano minimamente la reazione che ebbe la madre del festeggiato alla loro semplice vista.
La donna, infatti, precisò subito che alla festa avrebbe potuto partecipare solo Dan, in quanto bianco. Mentre Archie sarebbe dovuto andare via: per lui non era rimasta alcuna sedia libera. Il piccolo Dan, ancora innocentemente ignaro della reale meschinità manifestata dalla donna, fece presente che lui era disponibilissimo a sedersi anche per terra pur di cedere la sua sedia all’amico. La madre, irremovibile, ha continuato a ribadire che non era possibile, lasciando nella confusione e nella tristezza più totale i due bambini.
Anche se all’epoca il piccolo Dan non poteva ancora comprendere a pieno la reale portata di quell’infelicissimo gesto, dentro di sé si sentiva già diverso.
Sono trascorsi più di 50 anni da quel giorno. Dan nel frattempo ha studiato per diventare insegnante e per vari decenni ha esercitato la sua professione presso la Glenfield Middle School, a Montclair. I principi fondanti del suo insegnamento hanno riguardato costantemente i concetti di integrazione ed accettazione dell’altro. Pilastri cruciali per una società giusta ed equilibrata.
In un’intervista rilasciata al sito TODAY Parents dedicato alla genitorialità, Dan ha dichiarato:
Ogni anno impartisco lezioni sull’attività di Martin Luther King Jr, sul movimento per i diritti civili. L’intento è quello di connettere gli studenti in maniera profonda e personale ai principi che hanno sempre ispirato quelle battaglie.
Per questo motivo, Dan non manca mai di raccontare ai suoi studenti la triste storia del suo caro amico Archie. I racconti aiutano tanto i ragazzi a ricordare e ad imprimersi meglio determinati concetti. I racconti e i “simboli“. Come quello della sedia, posta sempre al centro delle sua aule, da oltre 50 anni. La sedia intesa come tributo all’accoglienza, all’unità, all’accettazione, alla condivisione. “Niente più sedie” non avrebbe retto mai più come scusa. Almeno, non con lui. Non nelle sue classi.
Dan ha perso le tracce del suo amico diversi anni fa. Ha scoperto solo da poco della sua recente scomparsa. Tuttavia, Dan ha contattato la famiglia di Archie per condividere l’idea di scrivere un libro dedicato proprio alla sua triste storia.
Con la speranza che sempre più insegnanti, in futuro, possano adottare e divulgare il concetto della “sedia vuota“ in quante più aule possibili.