L’esperienza dell’adozione rappresenta un percorso solitamente complesso ed articolato. Diventare padri e madri di un figlio che non è nato in famiglia significa farsi carico della sua storia di vita, il più delle volte, dolorosa. Ma, al tempo stesso, significa proiettarlo verso un futuro con sguardo e sentimento fiduciosi circa le sue capacità di realizzarsi umanamente. Un futuro, però, che non è detto sia a lungo termine. Ne sa qualcosa il protagonista della storia che stiamo per raccontarvi, Mohamed Bzeek che dal 1989 ha preso in affido circa una decina di bambini malati terminali per donare loro cure ed affetto durante il corso della loro breve esistenza.
L’uomo 62enne, di origine libica ma residente in California, ha abbracciato questa nobile causa: riuscire a fare la differenza nella vita di bambini soli ed indifesi. Insieme alla moglie Dawn, Mohamed ha accolto in casa sua una decina di piccoli malati terminali, non riuscendo ad immaginare che la loro breve esistenza fosse priva di affetto ed amorevoli cure.
In un’intervista rilasciata al quotidiano statunitense “Los Angeles Times”, l’uomo ha dichiarato:
So che sono malati. So che moriranno. Faccio del mio meglio come essere umano e lascio il resto a Dio.
Anche se nel 2013 il suo matrimonio con la moglie Dawn si è concluso con la separazione, Mohamed ha continuato a prendersi cura dei bambini malati terminali della California. Ha fatto parte delle loro brevi vite, amandoli con tutto se stesso. Ha dovuto dire loro addio molto spesso tenendoli stretti tra le sue braccia, dissipando paure e solitudine fino al loro ultimo istante di vita.
La bambina di cui si sta attualmente prendendo cura ha appena 6 anni ed è afflitta da un raro difetto cerebrale. La piccola è cieca, sorda, paralizzata alle braccia e alle gambe, ha convulsioni quotidiane e richiede cure costanti.
Intorno ai due anni di età, i medici dichiararono che non sarebbe stato più possibile eseguire interventi per salvarle la vita. Ma ad oggi, a quattro anni di distanza, la bimba è ancora viva. Grazie a Mohamed. Il coinvolgimento emotivo è ogni volta intenso, a tratti straziante, ma indiscutibilmente necessario per concedere a questi bimbi innocenti una fine amorevole, mai solitaria.
Melissa Testerman, una responsabile del processo di adozione in California riservato ai bambini malati terminali, sa che il primo nome da contattare in caso di necessità è proprio quello di Mohamed. Sa che grazie alla sua incredibile bontà d’animo, al suo coraggio, al suo infinito altruismo un bambino malato potrà contare sempre su di lui. Un vero, grande eroe dei nostri tempi.