Gli anni dell’adolescenza sono, indiscutibilmente, anni che nel bene e nel male si ricordano per tutta la vita. L’età della pura spensieratezza e dello svago ma, in alcuni casi, anche del disagio emotivo e sociale. A prescindere da come la si sia vissuta, l’adolescenza rappresenta a tutti gli effetti una fase memorabile della propria esistenza. Talmente memorabile che, a quanto pare, risulta in grado di evocare un sentimento di nostalgia così forte da spingere qualcuno a fare di tutto per poterla rivivere. Anche solo per pochi momenti. Ed è esattamente ciò che è accaduto alla protagonista della storia che stiamo per raccontarvi. Una donna di 29 anni che, desiderosa di rivivere quei giorni felici trascorsi sui banchi di scuola, non ha avuto remore nel fingersi una studentessa del liceo e presentarsi a lezione, anche se solo per pochi giorni. Approfondiamo insieme i dettagli di questa incredibile storia.
Lei è Hyejong Shin, una giovane donna 29enne di origini coreane. All’età di 16 anni, si è trasferita nel New Jesery per frequentare un college privato, per poi laurearsi alla Rutgers University. Hyejong è rimbalzata agli onori della cronaca per la sua decisione di introdursi nel liceo di New Brunswick fingendosi una liceale e falsificando dunque il suo documento d’identità. La giovane è riuscita a frequentare l’istituto per 4 giorni e a rivivere, in un certo qual modo, il periodo della sua adolescenza. La scoperta della sua vera identità è avvenuta per merito degli amministratori scolastici che hanno immediatamente adottato provvedimenti.
La giovane coreana è stata in seguito incriminata. In sua difesa, l’avvocato ha giustificato l’atto compiuto dalla sua assistita attribuendone la causa ad un forte periodo di solitudine affrontato.
In nessun momento, nessuno studente o membro del personale scolastico è stato in pericolo. L’intero caso riguarda più la mia cliente che vuole tornare in un luogo sicuro ed accogliente, all’interno di in un ambiente a cui ripensa con affetto e nient’altro.
Anche la polizia locale avrebbe concordato la tesi sposata dall’avvocato. Quella, ovvero, di un gesto mosso unicamente dal desiderio di rivivere un periodo della propria vita di cui la giovane nutre ancora oggi una forte nostalgia. Hyejong spera adesso di poter evitare la detenzione entrando in un programma di intervento preliminare e di ritornare appena possibile in Corea del Sud.
È indubbio che la donna, per arrivare a compiere un gesto così eclatante, abbia davvero patito molto la solitudine. Quello che ci chiediamo è se il suo comportamento possa essere o meno, se non proprio giustificato, quantomeno capito.
Voi cosa ne pensate?