La fotografa e professoressa associata di fotografia e vicepresidente ad interim per gli affari accademici al Memphis College of Art, Haley Morris-Cafiero, ha realizzato un particolarissimo progetto fotografico che prevedeva la sua presenza come soggetto principale della serie Wait Watchers.
Questo progetto ha assunto una portata “virale” tale da portarle grande fama presso il mondo della fotografia. Il progetto intitolato non a caso “Wait Watchers”si concentra sulle reazioni degli estranei nelle immediate vicinanze di persone in sovrappeso, incontrate, sorpassate e affiancate nel caos cittadino e, in generale, in una varietà di ambienti pubblici.
Come è partita la seria Wait Watchers
Haley Morris Cafiero è l’attrice principale di questa scelta nettamente indirizzata a un’analisi sociale del fenomeno del body shaming. Lei, donna in sovrappeso, si è accorta casualmente degli sguardi altrui su di lei, sul suo corpo. È grazie a un’osservazione quasi “di sfuggita” che Morris-Cafiero ha deciso di far divenire questi ritrovamenti nei suoi scatti un vero e proprio progetto artistico e al contempo critica sociale.
Nel 2010, infatti, in degli autoritratti a Times Square ha notato che l’uomo dietro di lei la stava fissando e in qualche modo sembrava lanciare con gli occhi un giudizio sul suo aspetto.
Morris-Cafiero afferma in un’intervista: «Ho sentito persone fare commenti sul mio peso, ma non avrei mai pensato di poterlo catturare su pellicola». Il singolo scatto è diventato occasione di indagine artistica, oltre che un modo per riflettere sul tema insieme a ogni fruitore della serie fotografica. L’arte ha anche questo compito: scatenare nell’osservatore un pensiero, critico, talvolta profondo, talvolta frivolo.
L’indagine artistica della fotografa Morris-Cafiero
Quello dell’autrice di Wait Watchers potrebbe considerarsi un corpo al di fuori degli schemi imposti dalla moderna società, quotidianamente vittima di occhiatacce estranee, ricche di disprezzo, stupore o ilarità.
Questa raccolta fotografica risulta dunque essere piuttosto forte e impone un ragionamento sulla superficialità che travolge diversi strati sociali. I bombardamenti mediatici quotidiani sembrano porci in costante confronto con un qualche canone di “perfezione”, per questo motivo il naturale risultato è quello di sentirsi sbagliati, diversi, fuori standard, “fuori canone” appunto.
Morris-Cafiero, sempre più motivata a indagare questo tema, ha così continuato a installare la sua fotocamera su un treppiede in vari luoghi pubblici dove fosse possibile incrociare un alto numero di passanti accanto, dietro, vicino a lei. Lei, protagonista del progetto, si è impegnata ad apparire negli scatti intenta in attività normali che non fossero progettate per attirare l’attenzione degli altri.
Il risultato è sconcertante: la serie diventa celebre presso tutti gli “addetti ai lavori”, ma è la reazione di un certo pubblico a destare preoccupazione. L’artista riceve dei consigli sulla propria alimentazione. Proprio così, il progetto artistico viene scambiato per un richiamo di aiuto sulla condizione del sovrappeso piuttosto che su una critica a chi vive esattamente intorno e fuori da ogni persona che ha una problematica legata al peso.
La fotografa ha replicato più volte dichiarando il suo progetto «un reale barometro della società» aggiungendo di non produrre arte «per rabbia». Prima di lasciare di seguito alcune foto della serie, le parole dell’artista sono la chiusura migliore per parlare di un suo progetto: «Lo considero un esperimento sociale. Quello che ho fatto è riportare al pubblico lo sguardo del pubblico, il loro sguardo, agli sconosciuti gli sguardi degli sconosciuti».