Nell’aprile del 1992 sono stati concepiti degli embrioni che, solo dopo 30 anni, Rachel e Philip Ridgeway hanno potuto festeggiare con un parto. In che senso? Pochi mesi fa sono nati i gemelli Lydia e Timothy Ridgeway, gli embrioni congelati più a lungo che abbiano mai portato a un parto, stando ai dati del National Embryo Donation Center.
Non ci sono date precise sulla durata del congelamento di certi embrioni perché i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione non tengono traccia di quanto tempo gli embrioni restano congelati. Però, ad oggi, non esiste documento che attesta un embrione congelato da più tempo dei gemelli Lydia e Timothy.
Rivela Philip Ridgeway mentre lui e la moglie cullano i loro neonati: “Avevo 5 anni quando Dio ha dato la vita a Lydia e Timothy, e da allora ha preservato quella vita. In un certo senso, sono i nostri figli più grandi, anche se sono i nostri figli più piccoli”. I Ridgeway, infatti, hanno altri quattro figli, ma questi ultimi gemelli sono gli unici concepiti tramite fecondazione in vitro.
Per quasi tre decenni, questi embrioni realizzati da donatori (un 57enne e una 34enne) sono rimasti in deposito su minuscole cannucce tenute in azoto liquido a quasi 200 gradi sotto zero. Gli embrioni, una volta creati e donati dalla coppia, sono rimasti conservati a Knoxville, nel Tennessee.
“Non abbiamo mai avuto in mente un determinato numero di bambini che vorremmo avere”, racconta Philip. “Abbiamo sempre pensato che ne avremo tanti quanti Dio vuole darci, e quando abbiamo sentito parlare dell’adozione di embrioni, abbiamo pensato che fosse qualcosa che ci sarebbe piaciuto fare” racconta la coppia sulla decisione di questo metodo.
Come ha luogo tutto questo? Quando ci si sottopone a fecondazione in vitro, si possono produrre più embrioni di quelli che vengono effettivamente usati. Gli embrioni “extra” possono essere crioconservati per un uso futuro, donati alla ricerca o alla formazione. Ovviamente, come con qualsiasi altra donazione di tessuto umano, gli embrioni devono soddisfare determinate linee guida.
“L’adozione di embrioni non è proprio una “adozione”, ma si tratta di allevare un bambino non geneticamente imparentato”. L’American Society for Reproductive Medicine, infatti, afferma: “L’applicazione del termine ‘adozione’ agli embrioni è imprecisa, è fuorviante e potrebbe gravare sui riceventi e dovrebbe essere evitata”.
Per la famiglia Ridgeway non si tratta solo di sperimentare, ovviamente. Si tratta di fare la cosa giusta. Dichiarano, infatti: “Non stavamo cercando di ottenere gli embrioni che sono stati congelati più a lungo al mondo, volevamo solo quelli che stavano aspettando da più tempo”. Per questo motivo, la coppia ha richiesto gli embrioni che avevano difficoltà a essere scelti (per una questione di età, in effetti). “Sapevamo che potevamo fidarci di Dio per fare tutto ciò che aveva sovranamente pianificato e che la loro età non aveva davvero alcun fattore. Era solo una questione se fosse o meno nei piani di Dio”, racconta Rachel.
Dei cinque embrioni scongelati dopo la richiesta della coppia, due non erano vitali. D’altronde, c’è un tasso di sopravvivenza di circa l’80% durante lo scongelamento. Due dei tre possibili trasferimenti hanno avuto successo ed è così che la gravidanza è continuata senza intoppi.
Miracoli della scienza e degli sviluppi degli studi degli ultimi decenni. “Se sei congelato a quasi 200 gradi sotto zero, voglio dire, i processi biologici essenzialmente rallentano fino a quasi nulla. E quindi la differenza tra essere congelati per una settimana, un mese, un anno, un decennio, due decenni, non ha molta importanza”, rivela un esperto, specialista di fertilità.
Già, perché non è l’età dell’embrione a influire sulla salute del bambino, ma l’età della donna che ha donato l’ovulo che ha prodotto l’embrione. I Ridgeway hanno comunque sempre informato tutta la famiglia e resa partecipe di questa complessa (neanche tanto) operazione. “Erano entusiasti e felici con noi ad ogni passo lungo la strada. Amano i loro fratelli, non vedevano l’ora di scoprire se Dio avesse dato loro due maschi, due femmine o un fratello e una sorella”, racconta Phillip. I due bambini sono nati sanissimi e stanno tutt’ora bene.