Siamo negli anni Settanta, in Italia siamo negli “anni dei rapimenti”. In verità non si sono mai fermati, soprattutto quelli ai danni di grandi industriali e persone molto facoltose. In quegli anni, però, rapimenti clamorosi se ne sentivano parecchi. È il 21 giugno 1977 e la vita di una piccola famiglia cambierà per sempre di lì a poco. Il figlio più giovane sarà vittima di un rapimento. Si chiama Mauro Romano, allora il bambino aveva sei anni, e stava giocando con altri bambini in un campo.
I genitori, Bianca Colaianni e Natale Romano, quel giorno avevano lasciato il piccolo con i nonni materni mentre loro dovevano recarsi a Napoli per un funerale. Il bambino viene rapito e all’inizio, come spesso capita, si brancola nel buio. Le autorità sospettano del barbiere del paese, Vittorio Romanelli, che pare aver portato via il bimbo in moto. Per diverso tempo nessuna risposta, nessuna svolta.
Un presunto rapitore ha chiamato la famiglia chiedendo un riscatto di migliaia di dollari. Anche se la polizia ha rintracciato il presunto estorsore, la persona arrestata non aveva alcuna relazione con il rapimento. Così le autorità hanno voluto rintracciare il barbiere, e si è scoperto che il bambino è stato portato vicino a Recale. Romanelli lo ha sedato con il cloroformio nella notte e lo ha portato da altri due uomini in Campania. Da lì, più nessun’altra informazione.
Sono passati gli anni e non si è saputo più nulla, tanto che i genitori avevano pensato che il bambino fosse ormai sparito per sempre, forse morto. Nel gennaio 2015 la famiglia ha subito uno strano furto: è sparita una copia del fascicolo dell’indagine e un taccuino dove erano annotati tutti i nomi e cognomi dei soggetti sospetti sulla brutta storia del rapimento.
Tutto questo tempo passato ha certamente spento ogni speranza di giustizia, anche se nel cuore di due genitori certe cose non possono sparire mai per davvero. A marzo 2020, però, è successo l’impensabile ed è arrivata una svolta inaspettata.
Bianca Colaianni ha ricevuto una lettera da un detenuto nel carcere di Oristano. “Ho letto e ascoltato i vostri numerosi appelli e credo che abbiate il sacrosanto diritto di sapere. Quello che mi fa male è che molte persone in città lo sanno ma non dicono niente, perché in passato l’ho sentito diverse volte e indicano tutti la stessa persona. Ma penso che ora sia il momento di dire basta. Lo devo alla mia coscienza e lo devo a Dio, sono capace e disponibile a dare il mio contributo”.
Si scopre che il bambino, dopo il rapimento, è stato addirittura venduto. Oggi Mauro ha 50 anni ed è uno degli uomini più ricchi del mondo. Ed è davvero assurdo. Il padre adottivo pare fosse un uomo molto potente in Arabia Saudita con un patrimonio stimato in alcuni miliardi di dollari. Ad oggi non è certo se quest’uomo, che si presume sia Mauro, sia lo stesso bambino rapito 44 anni fa. Diverse cicatrici del bambino, inoltre,corrispondono a quelle che mostra l’uomo adulto di cui si parla.
La madre di Mauro ha commentato così: “Abbiamo scritto una lettera agli Emirati Arabi Uniti, crediamo lì ci sia nostro figlio. Penso che potrebbero far sparire quella lettera proprio come hanno fatto con le altre. Chi ci ha fatto questo, chi ha preso mio figlio e lo ha consegnato in Arabia, deve dire tutta la verità. Lo perdonerei”. L’uomo identificato come Mauro, intanto, si rifiuta di fare l’esame del DNA.