Esistono tante e diverse tipologie di disabilità. Alcune ben visibili, altre no. Ciononostante, seppure apparentemente invisibili, ognuna di essa merita di ricevere la stessa considerazione e, soprattutto, lo stesso rispetto. Un rispetto che dovrebbe essere dimostrato a priori, senza dover necessariamente constatare con i propri occhi l’effettiva presenza della disabilità. Ed è quello che, purtroppo, non è accaduto alla protagonista della nostra storia, Katie Bennett-Hogg, che ha utilizzato il suo profilo su Twitter per sfogare tutta la sua amarezza.
La giovane ha raccontato di aver ricevuto accuse da uno sconosciuto per aver usufruito del parcheggio riservato alle persone portatrici di disabilità senza averne, a parer suo, alcun diritto. Da una semplice occhiata, l’uomo infatti non avrebbe riscontrato alcun tipo di “diversità” in lei. E quindi avrebbe semplicemente dedotto che, essendo sana, fosse una semplice “furbetta approfittatrice”.
In realtà, Kate aveva pieno diritto ad usufruire di quel parcheggio in quanto soffre davvero di una forma di disabilità. Semplicemente, tende a tenerla nascosta sotto i vestiti, a renderla “invisibile” per motivi di pudore e riservatezza.
Il suo sfogo su Twitter recitava così:
Oggi mi sono parecchio irritata quando ho parcheggiato in uno spazio riservato ai disabili. Avevo tutti questi tubi nascosti sotto i miei vestiti, quindi sembravo una persona giovane e sana. Ma in realtà ho davvero una disabilità, nonostante io abbia scelto di nascondere i miei tubi. Questo vuole essere un semplice ed amichevole promemoria: la maggior parte delle disabilità sono invisibili!
Kate è affetta dalla sindrome di Ehlers-Danlos, una rara patologia ereditaria che riguarda il tessuto connettivo. Essa implica un’insolita ipermobilità delle articolazioni, elasticità della cute e fragilità dei tessuti. A causa di questa rara malattia, la giovane è costretta a portare un tubo di alimentazione che le attraversa la parete addominale e lo stomaco, in modo da consentirle l’alimentazione con liquidi e l’assunzione di farmaci.
Il suo post su Twitter è divenuto subito virale, scatenando la reazione di moltissimi utenti. Tutti si sono dimostrati concordi nell’offrirle appoggio e tanta solidarietà.
Fra i messaggi inviati, segnaliamo il seguente:
Non dovresti provare la tua disabilità a nessuno. Lotto ogni giorno anch’io per lo stesso motivo: soffro di una disabilità fisica invisibile. Quando poi mi capita di utilizzare le stampelle in pubblico, patisco tutti gli infiniti sguardi che la gente mi rivolge.
Sarebbe bello poter imparare a fidarci semplicemente della “parola” altrui, senza dover mettere in condizione nessuno di dover dimostrare nulla. Soprattutto, se si tratta di una disabilità.