In una società in cui risulta sempre più difficile considerare il lavoro come un’opportunità estesa a tutti in egual misura, i canonici e stereotipati ruoli imposti a uomini e donne rimarcano ancora di più lo sbilanciamento dei diritti nettamente a favore dei primi. Non è affatto insolito, infatti, che unna donna sia costretta, nella migliore delle ipotesi, a mettere in pausa la propria carriera professionale. L’accudimento dei figli e della gestione della casa è, nella maggior parte dei casi, quasi interamente addossato alle sole forze ed energie della donna. Un lavoro domestico, fra l’altro, non propriamente riconosciuto, sottovalutato e dato per scontato dalla società odierna. Ecco perché stupisce, e non poco, il risultato di una sentenza che ha visto prevalere le istanze di una moglie contro il proprio ex consorte. Analizziamo insieme tutti i dettagli della vicenda.
È accaduto in Spagna, e più precisamente a Vélez, Málaga. Un tribunale ha stabilito che un uomo dovesse pagare alla ex consorte una cifra pari a 204.000 euro. Una cifra intesa come risarcimento per il lavoro domestico non retribuito svolto durante i loro 25 anni di matrimonio. Il giudice, Laura Ruiz Alaminos, ha inoltre stabilito una pensione compensativa di 500 euro al mese a favore della donna per i successivi 2 anni. Ad essa va anche aggiunta la cifra degli alimenti pari a 400 e 600 euro per le figlie di 14 e 20 anni.
Durante l’intero arco temporale del matrimonio, celebrato nel lontano ‘95, la carriera dell’uomo ha goduto di una solida crescita. Non solo l’apertura di diverse palestre, ma anche la gestione di una società di installazione di parquet e la vendita di macchinari per bodybuilding. Attività remunerative a cui si è poi aggiunta anche l’acquisizione di un’impresa agricola capace di generare un reddito mensile compreso tra i 3.000 ei 4.000 euro.
L’ex moglie per più di due decenni è rimasta a casa impegnata unicamente nel lavoro domestico e nell’esercizio del suo ruolo di madre. Ecco quanto riferisce l’avvocato della donna, Marta Fuentes:
Ha passato tutto quel tempo ad aiutare la sua famiglia ad andare avanti. Affinché potesse avere un progetto imprenditoriale, è rimasta con le ragazze e non hanno mai assunto nessuno per aiutarla. È stato il suo lavoro esclusivo. Era la sua ombra, lavorava nella sua ombra per farlo crescere professionalmente.
L’avvocato Fuentes ha poi sottolineato che i beni dell’ex marito includono auto di lusso, proprietà immobiliari, assicurazioni sulla vita e persino trattori. Quando nel 2020 la donna ha fatto richiesta di divorzio, in virtù del regime di separazione dei beni, il marito ha potuto mantenere tutti i suoi beni. L’ex moglie, invece, solo la metà di una casa di cui condividevano la proprietà. Ritrovatasi improvvisamente senza la possibilità di disporre di alcuna risorsa economica ed in balia di un futuro precario ed incerto, la donna ha deciso di intentare causa contro il suo ex. Una causa mossa dal desiderio di vedersi finalmente riconosciuto il lavoro domestico svolto a casa durante tutti gli anni del loro matrimonio.
La sentenza del tribunale ha sancito il riconoscimento in favore della donna di ben 204.624,86 euro. Un cifra commisurata a tutto il lavoro compiuto e purtroppo non riconosciuto economicamente dalla società. Il legale della donna ha così concluso:
Lei, come molte altre donne, ha trascorso l’intera vita lavorativa dedicata alle figlie mentre i mariti hanno avuto il tempo di sviluppare la propria carriera professionale. Ed è importante che questo venga riconosciuto, che abbia valore il tempo che hanno dedicato alla famiglia e non alla vita professionale.